Caterina di Giacomo Benincasa, una umile donna del popolo, occupa un posto rilevante nella storia della letteratura italiana. Nonostante fosse “illetterata”, ha lasciato circa 375 lettere, vergate dai discepoli sotto dettatura. La sua vita si svolge in due periodi: l’uno di nascondimento, che va dalla nascita al suo ventesimo anno, periodo che può dirsi di preparazione, e l’altro di attività esteriore, quando si sente chiamata da Dio. Non avendo tra le donne del Medioevo chi le rassomigli, Caterina salì al grado di maestra illuminata, di scrittrice potente, oratrice incomparabile, consigliera di principi e pontefici, e quasi arbitro dei destini della Chiesa del suo tempo.
Breve storia della vita di Santa Caterina da Siena
Nata nel 1347 a Siena, Caterina trovò dolori e patì ogni sorta di disagi fino dagli stessi parenti. Consacrata fin da piccola a Dio, viene ammessa nel 1363 all’abito delle Mantellate o Terziarie Domenicane. Nel 1370 è l’anno delle grandi estasi, dello scambio del cuore con Gesù, della morte mistica e di altri doni meravigliosi. Nel 1376 si reca ad Avignone ed incoraggia il Papa a tornare in Italia. Convinto da questa piccola grande Donna il Papa Gregorio XI il 13 settembre lascia Avignone. Negli anni che vanno dal 1377 al 1380, si impegna incessantemente per la pace e l’unità all’interno della Chiesa. Muore giovanissima il 29 di Aprile del 1380 dopo terribili prove morali e fisiche. Nel 1461 viene canonizzata da Papa Pio II. Nel 1939 Pio XII la dichiara Patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi. Nel 1970 Papa Paolo VI la include nel catalogo dei Dottori della Chiesa.
La Sacra testa
Nell’ottobre del 1383 il Papa Urbano VI accordò il permesso al Beato Raimondo da Capua, allora Maestro Generale dell’Ordine, di portare una reliquia di Santa Caterina a Siena. Il Beato Raimondo da Capua fa riferimento alla reliquia della testa nel capitolo 305 della Legenda Maior. E’ assolutamente falso affermare che i domenicani se ne impossessarono di nascosto. Il Beato Raimondo da Capua affidò la Sacra Reliquia a due frati Ambrogio.
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